17/08/2007
E’ fuori discussione che in questi ultimi mesi l’idea di area urbana abbia subito numerose battute d’arresto. L’ambizioso progetto di costruire un unico grande comprensorio rispondente alle esigenze della collettività tra Cosenza ed i comuni contermini, enfaticamente propagandato non più tardi di un anno fa in occasione delle elezioni amministrative, si è pericolosamente arenato prima che potesse prendere definitivamente il largo.
Individuare le responsabilità di quanto è accaduto e sta accadendo non è tuttavia semplice né può bastare la riduttiva semplificazione secondo la quale, se l’aerea urbana non decolla, la colpa può essere cercata solo oltre Campagnano dove si manifestano preoccupanti visioni dirigistiche.
Non siamo stati, e non lo siamo tuttora, in sintonia con la visone ristretta e particulare che qualcuno a Rende cerca di contrabbandare come una strategia proponibile, ma siamo altresì convinti che se non si pone mano ad un progetto di Grande Cosenza attribuendo a Rende le proprie funzioni di guida in alcuni settori si corre il rischio, serio, di vedere mortificate le aspettative di un territorio che potrebbe essere ad un passo da un definitivo ed auspicabile decollo.
Rende non potrà, e lo sanno anche i suoi amministratori, diventare il centro decisionale dell’area urbana cosentina, ma Rende è e rimane, ad esempio, la sede dell’Università della Calabria che tanto prestigio ha ottenuto dentro e fuori i confini regionali.
La vita di una comunità, chiaramente, non ruoterà mai intorno ad un solo grande volano di sviluppo come l’ateneo, ma deve essere proprio la presenza concomitante di tanti volani, non slegati tra loro, a fare la fortuna di Cosenza e del suo hinterland.
La vera questione consiste però nel non attardarsi nel difendere interessi di parte punzecchiandosi in sterili polemiche con il solo obiettivo di procrastinare il momento della decisione.
In questi mesi anziché assistere alla concertazione su quale possibile sviluppo offrire alle nostre popolazioni ci siamo fatti intrappolare nella logica del campanile, che se a volte è frutto di un sano amore verso la propria storia, a volte è conseguenza di potentati economici attenti più alle proprie che alle altrui fortune.
Che senso ha, ad esempio, pensare ad un nuovo ospedale senza immaginare una sua dimensione di policlinico universitario, che senso ha immaginare una stazione ferroviaria senza uno scalo merci utile ad uno sviluppo organico del contesto nel quale insiste. Che senso ha non prevedere nell’ideazione e nella realizzazione dell’area urbana cosentina l’integrazione di comuni come Mendicino e Zumpano. Si tratterebbe, per il primo, di riconoscere quella vocazione residenziale che già Castrolibero, con ottimi risultati in termini di servizi e opportunità ha realizzato, per il secondo di legittimare il ruolo industriale sviluppato in questi ultimi anni e che tanta parte dei nostri concittadini coinvolge.
Ragionare in termini di area urbana vuol dire pianificare le grandi opere interagendo. Vuol dire pensare ad un viale parco funzionale e soprattutto senza soluzioni di continuità; ad una metropolitana che si sia al servizio di tutta la popolazione e senza “percorsi preferenziali”. Vuol dire creare sinergie per fare di Cosenza, ad esempio, un grande polo turistico visto l’ingente patrimonio storico ed artistico di cui dispone.
Esaltare le possibilità e le potenzialità dei singoli territori per alcuni fino ad oggi ha significato marcare le differenze. Crediamo sia arrivato il tempo di invertire questa tendenza.
E’ in questa ottica che immaginiamo la costituzione di una grande coalizione a sinistra. Un raggruppamento che sappia fare squadra, che sappia far lavorare fianco a fianco persone con storie e culture differenti ma con obbiettivi credibili e condivisibili. E’ per questo che ci siamo imposti di guardare al costituendo Partito Democratico con l’ottimismo che solo la volontà può suscitare, consapevoli però che il pessimismo della ragione è sempre in agguato.
Sergio Nucci