28/07/2007
Sarà il gran caldo, saranno le imminenti vacanze, ma di questi tempi non c’è proprio voglia, in questa maggioranza, di parlare del “caso Sammarco”. Nessuno intende commentare le accuse dell’ex presidente per paura di svelare il clima che si respira nella coalizione che sostiene Perugini a Palazzo dei Bruzi.
Questo silenzio, così assordante perché proviene proprio dalla parte politica di Sammarco, non può che stimolarci a ritornare, e con maggior vigore, sulle questioni sollevate dall’ex presidente.
Questioni che nessuno ha criticato o condiviso, almeno apertamente.
Perché tanto silenzio? Perché tanta omertà? Eppure l’ex capogruppo dei DS si è lasciato andare, nell’ultimo consiglio ad inaspettate concessioni verso l’ex collega di partito: “Sammarco pone questioni serie delle quali bisognerà discutere!”. E quando?
Ad ottobre in occasione dell’assemblea del Partito Democratico? Tra quattro mura per decidere da chi devono essere riempite le varie caselle che man mano si stanno liberando? Chi sarà il Capogruppo del PD o chi siederà sullo scranno di Presidente del Consiglio o chi entrerà in giunta al primo rimpasto?
Questi sono i veri interrogativi che spingono i colleghi della maggioranza a non parlare, a non prendere posizione, tranne, naturalmente qualche sporadica eccezione.
Se ciò è vero, ed è vero, nei prossimi giorni non ci sarà alcun dibattito sull’elezione del Presidente del Consiglio. Con buona pace del Sindaco Perugini - che nulla fa, prendendo a pretesto le parole di Sammarco, per liberarsi dalla morsa oppressiva e paralizzante dei sui “tutori” che ne stanno condizionando l’azione amministrativa - si rinvierà la discussione a tempi migliori e solo dopo aver “cencellianamente” redistribuiti incarichi, prebende, onorificenze e cotillons.
Il rinvio lascerà irrisolto il nostro dubbio: questa maggioranza non è pronta a confrontarsi sul dopo-Sammarco, o non è pronta a discutere sulle cose dette dal penalista cosentino?
Sammarco, e questo lo sanno anche le pietre, ha guidato da capolista i DS nelle ultime elezioni amministrative. Ha camminato in lungo e largo, al fianco di Perugini, a rappresentare un modo “diverso” di far politica. Si è speso senza riserve nel sostenere e difendere un progetto nel quale ha pensato non di essere comparsa ma primo attore, ed ha messo in conto che poche, e comunque ininfluenti, sarebbero state le “pressioni” del mondo esterno sulle scelte amministrative cittadine. Poi, dopo aver rifiutato un posto in giunta, è stato eletto a gran voce presidente del Consiglio (incarico da 3500 € al mese e senza lasciare il Consiglio che alimenta più di una speranza). A questo punto ha affrontato il nodo della forze “sorelle” all’opposizione. Per lui, i socialisti e rifondazione dalla parte avversa hanno significato l’”anomalia” da sanare e contro la quale si è speso in prima persona attirando i mugugni di quelli che pensavano che un allargamento della maggioranza avrebbe ridotto le poltrone da spartire. A latere, ha condotto, vanamente, le battaglie contro l’aumento delle indennità e a favore di una politica urbanistica non condizionata da interessi forti. In sostanza, è stato sui grandi temi in sintonia con le nostre battaglie.
Ma ad un certo punto qualcosa si è rotto. Sammarco si è stancato di assistere inascoltato al disfacimento del “suo” ambizioso progetto politico. Quando ha realizzato che a lui si chiedeva di metterci solo la faccia si è tirato fuori dal gioco. E a parer nostro, anche se in ritardo, ha fatto bene.
Lui che ci aveva creduto stava pian piano diventando il testimonial del fallimento.
Oggi, sull’Aventino, aspetta che qualcuno riprenda le cose che ha detto. Che gli dicano se ha torto o ragione. Che sviscerino con chiarezza ed acume politico se le cose che da tempo afferma sono condivisibili o meno.
Lui vuole saperlo, lo pretende. Ed anche noi vogliamo capire se la sue opinioni trovano sponde in questa maggioranza.
Ma, più di lui e più di noi, vogliono saperlo i cosentini che un anno fa, carichi di speranze ed attese, hanno eletto Perugini alla guida di Cosenza.
Non rispondere oggi a Sammarco non significa ignorare il compagno di avventura, isolare una voce fuori dal coro, vuol dire tradire l’impegno preso con i cittadini che ci avevano creduto, e che oggi, supponiamo, si pentono di averlo fatto.
Sergio Nucci