02/08/2018
Al Comune di Cosenza, Dirigenti, Assessori e Consiglieri svolgono “allegramente” il loro compito, senza preoccuparsi di ciò che firmano o approvano con il loro voto. E pare lo facciano mettendo a repentaglio la loro stessa responsabilità, visto che non hanno neppure il tempo di dedicarsi a leggere le diffide che giungono sui loro tavoli, forse occupati da carte più importanti.
Deve essere questa la ragione per la quale ieri, prima di andare in Consiglio per procedere all’approvazione della salvaguardia degli equilibri di bilancio e l’approvazione del DUP Documento Unico di Programmazione, non hanno letto la diffida fatta notificare loro dai professionisti che, nel lontano 2011, avevano partecipato al concorso per Dirigenti, revocato dal Sindaco Occhiuto dopo appena sette giorni dalla sua elezione a primo cittadino.
Tutti ricorderete che quello fu il primo atto che adottò il neo-Sindaco Occhiuto, per mandare a casa 11 aspiranti Dirigenti (che avevano superato la selezione di un pubblico concorso ed attendevano solo l’approvazione della graduatoria e l’immissione in ruolo) e per assumerne altri, a proprio piacimento, a tempo determinato.
Eppure, è arrivata, pesante come una scure, la sentenza del Consiglio di Stato n. 3387/2018, che ha accolto il ricorso di quegli aspiranti Dirigenti, censurando fortemente la condotta del Comune di Cosenza, che ora è chiamato ad approvare le graduatorie di concorso e ad immettere in ruolo quei dirigenti, i quali sono in una botte di ferro, atteso che l’ultimo Piano Triennale del Fabbisogno approvato dal Comune con Delibera n. 69 di appena un anno fa prevede la disponibilità in organico di tutti i posti da coprire.
Ma, si sa: al Comune di Cosenza la legge è altra cosa.
E, con questa certezza, il Dirigente del Settore (proprio uno di quei Dirigenti assunti da Occhiuto con contratto a tempo determinato al posto dei vincitori di concorso, e, dunque, in palese conflitto di interessi) ha proposto alla Giunta una Delibera – la n. 134/2018 – con la quale, invece di recepire la sentenza del Consiglio di Stato, fa finta di prenderne atto, suggerendo modifiche al Piano Triennale del Fabbisogno, così da potere (intuitivamente) ridurre i posti disponibili ed infischiarsene del pronunciamento dei Giudici e dei diritti acquisiti dei vincitori del concorso.
Ma i ricorrenti non ci stanno. Ed è per questo che sono passati immediatamente al contrattacco, facendo notificare una articolata diffida al Sindaco, ai Dirigenti, agli Assessori, ai Consiglieri, con la quale ognuno dei singoli destinatari era stato messo ben in guardia dall’approvare provvedimenti che non tenessero conto della cogenza della sentenza del Consiglio di Stato.
Ma, come detto sopra, erano tutti molto distratti o molto indaffarati per leggere il contenuto della diffida e determinarsi di conseguenza. C’è da augurarsi che non abbiano approvato atti lesivi dei diritti dei vincitori del concorso, oltre che della causa.
Anche perché, nella distrazione generale, è possibile che sia sfuggito loro che la diffida, per i provvedimenti di competenza, è stata mandata anche all’Autorità Nazionale Anti Corruzione, alla Procura della Repubblica competente ed alla Procura presso la Corte dei Conti.
Già. Perché una condotta che vada nella direzione di continuare a non assumere i vincitori di concorso, per mantenere in vita costosi incarichi di dirigenza a tempo determinato, sa tanto di mancato rispetto di un ordine dell’Autorità Giudiziaria e di condotte sintomatiche di responsabilità, non solo del Sindaco, ma di chiunque, a qualunque titolo, abbia concorso o concorra, ad avvantaggiare qualcuno a danno di qualchedun altro. E lascia intuire anche ai più sprovveduti che i danni patrimoniali che rischiano di ingenerarsi con una simile condotta espongono a responsabilità di tipo contabile, che non potranno passare inosservate.
Sergio Nucci
Buongiorno Cosenza