SULLA VICENDA LAIRTE

13/10/2011

 

Ne sono convinto, di questi tempi fa molto più rumore parlare dei privilegi della casta, ma non inseguo l’audience, e ossequioso del “de minimis non curat praetor” dei nostri antenati, mi occuperò di una questione per la quale la politica con la P maiuscola, dovrebbe avere ben altra attenzione.

Innanzitutto un plauso ad una certa stampa che ha fatto quanto ha potuto per non far cadere nell’oblio le giuste rivendicazioni, non già di chi il lavoro vorrebbe trovarlo, ma di coloro che avendolo se lo vedono scippare da comportamenti a dir poco incomprensibili da parte di aziende che forse ritengono la Calabria una mucca da mungere.

Sto parlando della cassa integrazione per alcuni lavoratori della “Lairte”, una società cosentina che impiega un centinaio di operai. Non siamo a Termini Imerese né a Mirafiori, siamo a Cosenza dove anche poche decine di operai in cassa integrazione sono un problema molto più impellente della parking card ai consiglieri comunali.

I fatti sono noti, più di dieci anni fa, sollecitati dalla ditta Ceit Impianti di Chieti che garantiva le commesse sul territorio, alcuni volonterosi lavoratori misero su una azienda, la Lairte appunto, che doveva svolgere in nome e per conto della CEIT lavori per Telecom.

Le cose hanno funzionato fino al 2009 quando la Ceit ha ridotto drasticamente le commesse all’azienda cosentina, nonostante mantenesse appalti milionari nella nostra terra. Se ciò non bastasse l’azienda chietina qualche mese addietro ha presentato agli operai della Lairte una liberatoria riguardante i compensi che venivano erogati, pena, alla mancata apposizione della firma, la sospensione dei pagamenti. Commesse ridotte, liberatoria sui compensi, alla Lairte non è rimasto altro che attivare la cassa integrazione per 30 operai, i quali altro non hanno potuto fare che protestare civilmente, e denunciare che, nonostante le commesse della Telecom non fossero diminuite, loro si ritrovavano in cassa integrazione e ad un passo dal licenziamento.

Ma c’è di più, secondo gli stessi operai, la Ceit ha mantenuto le sue commesse e si servirebbe per l’effettuazione dei lavori nella nostra provincia di ditte sub-appaltatrici non in regola, non in sicurezza, e con personale all’ottanta per cento in nero.

Accuse gravissime che se provate però, meriterebbero l’interessamento della magistratura ed anche della stessa Telecom, committente degli interventi, alla quale gli operai si sono rivolti per avere rassicurazioni sull’argomento.

Ed ecco, allora, il ruolo della politica , quella con la P maiuscola.

Quello che dinanzi a fatti come questo, si interroga ed interroga gli organi deputati a vigilare affinché si faccia chiarezza, ovvero si dica se le ditte che sostituiscono nelle commesse questa bella realtà nostrana lo stanno facendo rispettando orari, retribuzioni e prescrizioni o se la loro è in sostanza una concorrenza “sleale”.

Questo chiedono quei lavoratori, questo dobbiamo chiedere noi come operatori della politica a chi le risposte deve dare.

Poi ci sarà sempre tempo per parlare delle parking card, o dell’arroganza di coloro che pensano di evadere le tasse di affissione in questa città, imbrattandola in ogni dove per pubblicizzare iniziative che restano, purtroppo, solo belle ma vane parole.

 

Sergio Nucci

Consigliere Comunale di Cosenza

Presidente Gruppo "Polo Civico - Buongiorno Cosenza"