IL CAPOGRUPPO DELL’UDC NUCCI LASCIA IL PARTITO

09/02/2010

 

Con una comunicazione stringata il capogruppo dell’Udc Sergio Nucci ha comunicato sabato scorso via fax a Palazzo dei Bruzi le sue dimissioni dal gruppo e l’adesione al gruppo Misto. In più, coerente con la sua decisione, Nucci ha rassegnato anche le dimissioni da presidente della commissione Controllo e garanzia e dalle altre commissioni di cui era membro.

Perché ha deciso di abbandonare l’Udc? Quello che è accaduto a livello regionale c’entra qualcosa?

«Non è stato ininfluente, ma non per la scelta in sé. Piuttosto per tutto quello che è accaduto in questi mesi e che mi ha mostrato che il progetto al quale avevo aderito, la Costituente di Centro, non ha avuto corso. Dovevamo creare un soggetto che andasse aldilà dell’Udc e invece siamo rimasti fermi con le stesse logiche, lo stesso modo di gestire, la stessa leadership».

E le alleanze con le Regionali cosa c’entrano?

«I problemi partono dal ballottaggio alla Provincia. Il nostro slogan era stato “destra e sinistra, due facce della stessa medaglia” e il progetto portato avanti da Roberto Occhiuto era stato percepito dall’opinione pubblica come il vero rinnovamento. La logica che ci ha portato poi a scegliere una delle due parti non l’ho capita. Una volta fatta però una scelta di campo, dovevamo seguire la rotta tracciata anche alle Regionali».

Lei vuole dire che se non ci fosse stato il “congelamento” dell’alleanza con Scopelliti, il dialogo con il Pd e il ritorno poi dal Pdl, non avrebbe lasciato l’Udc? L’esito finale è stato lo stesso…

«Abbiamo dimostrato che non avevamo una linea. E oggi, tanto nel centrodestra, quanto nel centrosinistra ci etichettano come il partito dei due forni. Da democristiano non ho mai tollerato la strategia dei due forni di craxiana memoria e ora non voglio essere accomunato a chi declina quest’atteggiamento. In politica la coerenza con i principi che ci impone la coscienza deve esserci. Nell’Udc, non so per quali responsabilità, il progetto a cui avevo aderito non si è concretizzato: ci siamo comportati come un partito che non si allea per portare le proprie idee all’interno di una coalizione ma secondo criteri non comprensibili ai più. Quando non c’è interesse a far capire alla base scelte verticistiche, la base può ritenersi sciolta dall’impegno».

Lascia l’Udc con quale prospettiva futura?

«Ora devo onorare l’impegno con i miei elettori che mi hanno votato per portare avanti istanze e sollevare problemi. Continuerò le battaglie, alcune condivise anche insieme ai colleghi dell’Udc, con i quali ho instaurato un rapporto di leale condivisione. Non credo che la permanenza nel gruppo Misto indebolisca la mia azione e, sia chiaro, che non vado via perché certo utili collocazioni. Anzi, lascio l’Udc nel momento in cui tutti lo considerano destinato a conquistare il governo della Regione. Sosterrò le mie idee e cercherò convergenze: andrò dove si fa la politica che io auspico, quella dei cattolici democratici, della solidarietà, dell’individuo al centro del ragionamento».

 

Maria Francesca Fortunato

"Il Quotidiano della Calabria" del 9 Febbraio 2010