MICHELE BIANCHI, QUADRUMVIRO FASCISTA

30/01/2009

 

 

Michele Bianchi è stato sicuramente uno dei figli migliori di questa terra. Il giudizio è frutto di fatti, documentabili quanto inconfutabili, che testimoniano quanto si sia speso per la sua Calabria e le sue popolazioni.

Così come è un fatto che alcune sue realizzazioni, ancora riconoscibili, abbiano rappresentato e rappresentino, a distanza di tanti anni, la politica delle cose concrete e non dei proclami, la politica di altri tempi, la politica delle strette di mano e del sincero e disinteressato sentimento di solidarietà.

Non c’è apologia in queste parole ma la voglia di recuperare una obiettività su uomini e circostanze che hanno riguardato Bianchi ed altri che, dopo di lui, hanno dato senza chiedere e, quando lo hanno fatto, hanno ricevuto amicizia e stima.

Al quadrunviro malitese, però, la sorte non ha riservato gli onori che avrebbe meritato. Finito nel dimenticatoio di quelli che non scrivono la storia perché hanno perso la guerra, è stato ostinatamente cancellato.

Ma può la “memoria onesta” esser cancellata? Credo di no. Tant’è che già nel 1994 la sua Cosenza gli dedicò una piazza, quella antistante l’acquedotto del Merone. Fu preparata anche la targa; ci si aspettava solo che la posizionassero. Ma quel rito, dovuto quanto meritato, non ci fu mai. Neanche dopo che a luglio scorso l’amico e collega Fabrizio Falvo interessò l’amministrazione Perugini.

Nulla. Dimenticanza? Livore ideale? Opportunità politica? Cosa mai sia passato nella mente dei nostri amministratori non lo sapremo mai. Sappiamo di certo che quella targa non c’è e che Cosenza non riesce ancora ad onorare il suo Michele Bianchi.

Non dispero. Anche stavolta, con l’interrogazione odierna, riaccendo le luci delle coscienze su questa storia. Speriamo sia la volta buona.

 

Sergio Nucci

Capogruppo “Costituente di Centro – UDC”