CCHIU' BEACH PPE TUTTI

03/04/2008

 

Quando Cosenza un bel mattino si svegliò invasa da manifesti che enfaticamente annunciavano che anche la città di Telesio avrebbe avuto la sua beach, in molti, tra diffidenza e stupore, si domandarono cosa fosse mai questa avveniristica  “boutade” dell’amministrazione comunale.

Alcuni pensarono che grazie ad un sistema paragonabile per maestosità al Mose di Venezia il mar Tirreno (o in alternativa lo Jonio) avrebbe bagnato le sponde cosentine. Altri, ancora più futuristicamente, arrivarono a credere che grazie ad una sorta di magia ingegneristica la città sarebbe stata spostata addirittura in riva al mare, castello e sette colli compresi. Non passò molto tempo che l’arcano venne chiarito. Non si trattava di nessuna di queste azzardate congetture ma più semplicemente di un più ovvio progetto. Rendere i fiumi di Cosenza, o meglio le sue sponde,  idonee alla bagnabilità, ovvero rendere fantasie ed illazioni meno azzardate della realtà che si proponeva.

Perché, va detto, pensare di creare una grande beach sulle sponde del Crati è molto più impegnativo che non portare il mare a Cosenza (o Cosenza sul mare) e questo per i necessari accorgimenti, le dovute tecnologie e le opportune accortezze che siffatto progetto prevede.

Ma al Comune pensano in grande. O meglio, nella passata amministrazione, della quale facevano parte molti degli attuali esponenti di spicco della attuale maggioranza, si pensava alla grande.

Fortunatamente, prima che questa idea trovasse spazio, e peggio ancora sostenitori, avevo manifestato tutta la personale perplessità su questa opera per una serie di legittime motivazioni che molto semplicemente possono essere così riassunte. Primo: l’indispensabile risorsa. Creare una beach in riva ai fiumi (più precisamente tre piscine sotto S. Ippolito) significa disporre di grandi quantità d’acqua depurata e quindi idonea alla balneazione. Scartata l’ipotesi di depurare l’acqua del Crati ,che se non è il Sarno poco ci manca, sarà necessario sottrarre il prezioso liquido a quell’acqua  potabile che, come tutti sanno, sgorga copiosa dai rubinetti delle nostre case.

Secondo: la gestione. Provate a chiedere alla Cogeis, la società che gestisce la piscina di Campagnano, quanto costa la gestione della piscina comunale e provate anche a chiedere se sarebbero disposti a manutenere  e condurre una ulteriore piscina (o meglio tre). La risposta sarà perentoria: i costi sono proibitivi a fronte dei ricavi.

Terzo: sarà vera beach?. La città ha già la sua “beach” sia chiama Paola. E’ a 25 minuti di trenino ed eroga un servizio realmente democratico ed imparziale: l’acqua del mare che la bagna è uguale per tutti, ricchi e poveri. Con le dovute accortezze,  potenziando i trenini da e per la località del Santo, offrendo prezzi calmierati e servizi da nazione civile si disporrebbe di una risorsa ineguagliabile.

Quarto: la priorità. Anche quando si pensò a questa opera esistevano in città altre priorità. Si scelse questa perché era effettivamente di grande impatto (ma di poco costrutto).

Non credo che i cosentini, che hanno ben altri e più annosi problemi si strapperanno le vesti nel vedere come si spendono cinque miliardi di soldi della comunità. Ma tanto paga pantalone.

Fortunatamente i cosentini sapranno darsi una risposta.

Sono obiezioni di poco conto?

 

Sergio Nucci

Consigliere Comunale di Cosenza