18/03/2008
Cara Rosamaria,
mi dolgo innanzitutto se in questi due anni ho dato l’impressione di essermi defilato e di aver affrontato il ruolo di Consigliere Comunale di Cosenza intorpidito o, addirittura, addormentato.
Se altri consiglieri, in altri tempi, si fossero svegliati come ho fatto io (ma ho mai dormito?) probabilmente non dovresti oggi vestire i panni di Sherlock Holmes, per portare alla luce quello che definisci un “bando falso”.
Lungi da me, si badi, alcuna lezione di giornalismo. Non è mio compito l’estensione dell’articolo, né l’impaginazione né, tantomeno, il risalto da dare ad una interrogazione o ad una richiesta di condanna in un processo. A me solo la sottolineatura che non sono bastate le circa cinquanta interrogazioni, gli articoli, gli interventi ed anche le vignette di questi due anni – che in verità hanno sempre trovato adeguato risalto sul tuo giornale -, a far comprendere che non intendo affrontare questa stagione politica da spettatore.
Ma non ce l’ho con te. Piuttosto con chi non perde il vizio di tirare il sasso e nascondere la mano.
La mia concezione della giustizia e della legalità ha radici profonde, oserei dire familiari.
Non faccio l’investigatore, ne l’inquisitore ma ho una coscienza civica che mi impone, dinnanzi ad un reato, di rivolgermi alle autorità competenti uniformandomi all’ultimo comma dell’Art. 40 del Codice Penale che recita: “non impedire un evento che si ha l’obbligo giuridico di impedire equivale a cagionarlo” .
O no?
Sergio Nucci